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giovedì 18 settembre 2008

Primarie ad ogni costo?

Era il 16 ottobre 2005. Primarie dell'Unione. Un formidabile successo: 4 milioni e 600 mila italiani hanno partecipato per la prima volta a questo esperimento di democrazia. Una data storica per il nostro Paese, che per la prima volta poteva scegliere direttamente il suo candidato premier. La gioia era di tutti, la soddisfazione era così immensa che dopo due anni sono state fatte per scegliere il futuro leader del PD. Iniziano i primi battibecchi, nascono le liste a sostegno dei vari candidati. Tra la gente si percepiscono i primi malumori per la scelta delle persone che andranno all'assemblea costituente. Le liste sono bloccate: viene a mancare la preferenza per il candidato. All'interno del partito nascono delle crepe, più tardi chiamate quote, che saranno le percentuali che il partito utilizzerà per la suddivisione delle cariche. Democratico? Quasi corporativista.
Oggi abbiamo appena assistito alle primarie americane. Soffermiamoci su quelle democratiche, che sono terminate appena da un paio di mesi. Questo significa avere meno di cento giorni, politicamente parlando, di campagna elettorale. Obama dovrà cercare di ammorbidire i fortissimi contrasti avuti con la Clinton, presentare proposte che il suo elettorato possa accettare e fare breccia nello schieramento avverso. Per fare questo si è avvalso di Biden come vice, ma la sua mossa non sembra aver ottenuto il risultato sperato, anzi, l'aver spostato il baricentro troppo al centro, sembra avergli fatto perdere parte dell'elettorato di sinistra.
La Gallup, la prima casa di sondaggi a livello mondiale, che dava Obama di 10 punti sopra lo sfidante, ora mette i due in perfetta parità.
Obama per questo, deve ringraziare le primarie. Utli e democratiche, ma a ogni costo?

Federico Benini

2 commenti:

Anonimo ha detto...

leggere l'intero blog, pretty good

Anonimo ha detto...

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