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venerdì 23 aprile 2010

CHE TRISTEZZA!!! (di Roberto Fasoli)

Considerazioni di Roberto Fasoli
in margine all’articolo apparso sul “Corriere di Verona” del 22 aprile 2010

Dopo la bellissima serata di ieri sera, nel corso della quale, assieme ad alcune centinaia di persone, ho festeggiato la mia elezione a consigliere regionale, in un clima festoso e sereno, contraddistinto dalla generale volontà di impegnarsi per rilanciare il Partito Democratico, vengo all’alba riportato alla dura realtà della politica veronese.
Alcuni amici mi telefonano per chiedermi un commento su quanto scritto sul “Corriere di Verona” del 22 aprile 2010, p.6, a firma di Alessio Corazza, sotto il titolo “Fasoli:lascio il consiglio.Entra Welponer, bufera Pd”.
Ho ancora in bocca il sapore del caffè del mattino e mi sto accingendo a correggere i compiti dei miei allievi che dovrò lasciare visto, che la legge impone ai consiglieri regionali l’aspettativa senza assegni. Mi rassegno ad uscire per prendere i giornali e leggere l’articolo prima di esprimere qualsiasi giudizio. Leggo l’articolo.
Che tristezza!!!
Ancora una volta mi rendo conto che siamo dei professionisti nel farci del male e nel dare la peggiore immagine della politica. Chiamo il giornalista e gli chiedo come mai non si sia sentito in dovere almeno di verificare con me le affermazioni riportate nell’articolo. Per quanto mi riguarda non ho mai fatto smentite perché spesso sono notizie date due volte e possono perfino fare danni peggiori. Visto però il mio rapporto personale con Alessio Corazza, che conosco da tempo, fatto salvo il suo diritto di scrivere ciò che ritiene giusto, ho provato ad esporgli il mio punto di vista senza nulla chiedere. Deciderà lui cosa fare delle informazioni che gli ho fornito.
Ritengo però corretto informare i miei amici per evitare che si possano creare ulteriori polemiche alle quali mi voglio fin d’ora sottrarre visto che le mie priorità sono altre.
Cosa dice e cosa lascia capire l’articolo?
La prima informazione è legata al passaggio nel quale si sostiene che io dopo le elezioni avrei affermato di rimettermi alle decisioni del partito che non ci pensava proprio a lasciare strada libera al “nemico” Welponer. E continua dicendo:” Pare anzi che ci fosse già un accordo stretto dai vertici provinciali con Fasoli, prima della sua candidatura a Venezia, volto proprio a scongiurare le sue dimissioni dal Comune”. E a sostegno della tesi, circa l’utilità e la positività del doppio incarico, cita una confidenza sicura di un dirigente democratico che è così intelligente e coraggioso da rimanere anonimo.
Facciamo un po’ di chiarezza. Fin dal 19 gennaio, in occasione dell’incontro costitutivo del comitato elettorale a sostegno di una mia eventuale candidatura, ho risposto in modo molto preciso a chi mi aveva chiesto che cosa avrei fatto con il doppio incarico in caso di elezione. “E’ noto a tutti- ho detto- che sono contro il doppio incarico e credo sia necessario rispettare le regole che ci siamo dati. Mi rendo conto che può nascere un problema per il gruppo e in ogni caso la decisione dovrà essere assunta dal partito”.
Quando ho posto la mia candidatura informando il gruppo dirigente e tutti gli organismi del partito ai vari livelli, compresi i coordinatori di circolo, nessuno ha sollevato problemi o posto delle condizioni. E così in tutte le sedi e nelle occasioni successive. Sarebbe interessante che l’anonimo dirigente del PD dicesse in quale sede e tra chi sarebbe stato stretto l’accordo e perché poi solo con me e non anche con l’altro consigliere comunale candidato, Roberto Uboldi.
Seconda affermazione.
Dopo un excursus relativo alla carriera politica di Nadir Welponer e alle ultime vicende del Consiglio che avevano portato alla sua esclusione, ad opera del Tar, in favore di Uboldi, si passa ad affermare che Welponer, abbandonato il campo, non sarebbe stato con le mani in mano e nella campagna elettorale “avrebbe infatti lavorato per portare voti proprio a Fasoli, alla fine eletto con 8996 preferenze”. E prosegue chiosando: “ Circostanza curiosa, se si pensa che i due, in tempi non troppo lontani, si vedevano come il fumo negli occhi”.
Parto dalla fine. Conosco Nadir dalla notte dei tempi e con lui ho sempre discusso in modo aperto e leale, spesso trovandomi in disaccordo, ma sempre alla luce del sole, mantenendo un rapporto personale corretto. Mi sento di affermare che abbiamo, entrambi, sempre provato a tenere distinto l’ambito politico da quello personale. Tutte le volte che non condividevo una sua posizione l’ho sempre detto chiaramente. E viceversa. Non so quindi cosa voglia dire “si vedevano come il fumo negli occhi”. Forse altri hanno questi problemi!
Quanto poi al fatto che Welponer non sia stato con le mani in mano non sono in grado di saperlo. Se mi avesse votato ne sarei felice, ma è certo che io non ho mai parlato con lui prima, durante e dopo le elezioni regionali. So bene, da tempo, che ci sono menti deboli che invece di provare a capire i problemi in termini politici preferiscono cercare il pettegolezzo o il lancio del fango, proiettando su altri il loro modo di intendere la politica e le relazioni personali. Non credo nemmeno che altri miei sostenitori lo abbiano fatto per le stesse ragioni per cui non l’ho fatto io ed in ogni caso nessuno è stato da me autorizzato a farlo per mio conto.
Si vuole lasciare intendere che io e Welponer avremmo stretto un accordo: le sue preferenze ed il suo sostegno in cambio delle mie dimissioni per favorire il suo rientro nella politica comunale.
Che miserie!
Chi lo lascia intendere non conosce ne’ me ne’ Nadir Welponer. Personalmente non so cosa pensi oggi Welponer con il quale, non parlo da mesi. Sarà lui a decidere in piena libertà. La mia scelta, come ho scritto nella lettera inviata al partito, non ha niente a che fare con la persona che dovrà sostituirmi in Consiglio comunale. Forse si usa poco, ma ho posto un problema politico.
Terza ed ultima questione.
“Non si comprende- scrive il giornalista – quali siano che Fasoli si aspetta dal partito prima di ufficializzare la sua decisione”. E l’articolo si chiude con un giudizio, a mio parere ingeneroso, sul lavoro del Gruppo consigliare.
Provo a spiegare. Avrei potuto dare le dimissioni direttamente. Ho preferito permettere la partito di avere un tempo “ragionevolmente breve” per cercare di affrontare il problema che indubbiamente si pone. Qualcuno, per esempio, potrebbe pensare di attivare la possibilità di deroga dal doppio incarico prevista dallo statuto o avrebbe potuto pensare di contattare gli interessati alla mia sostituzione per capire il loro orientamento. Forse non sarebbe inutile un incontro tra il partito e il gruppo per capire come affrontare la nuova situazione. Non spettava e non spetta a me prendere queste decisioni. Ho messo il partito nella condizione di prenderle. Se ciò non avverrà in tempi “ragionevolmente brevi” formalizzerò le dimissioni Per quanto mi riguarda sono sempre più convinto, anche alla luce degli “edificanti” eventi che sto commentando, e per le ragioni scritte nella lettera, che fosse assolutamente necessario che io manifestassi la mia chiara e inequivocabile volontà di dimettermi, immediatamente dopo la formalizzazione della mia elezione, tanto più che mi era già arrivato qualche segnale di nervosismo. Era necessario essere chiari ed assumersi le proprie responsabilità anche correndo il rischio di qualche critica. Devo dire, per sincerità, che mi sono arrivate valanghe di consensi sulla mia scelta a fronte di qualche perplessità e qualche critica condita con una leggera dose di malevolenza. Ma in politica chi si espone, e magari ottiene risultati, non può pretendere di raccogliere solo applausi: deve farsene una ragione. L’ho imparato da tempo sulla mia pelle.
Conclusione.
Dopo aver perso alcune ore attorno a questa polemica, che mi sarei volentieri risparmiato, mi accingo a correggere i compiti e penso con un velo di tristezza se mai potrà finire la predisposizione di alcuni a voler tutti i costi farsi del male. Mi viene in mente un libretto di Carlo M. Cipolla dal titolo “Allegro ma non troppo”. Nel breve saggio su “Le leggi fondamentali della stupidità umana” vengono enunciate cinque leggi. La terza dice.”Una persona stupida è una persona che causa un danno ad un’altra persona o gruppo di persone senza nel contempo realizzare alcun vantaggio per sé o addirittura subendo una perdita”. E’ una lettura che consiglio vivamente

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