MILANO - Non si interrompe il fiume di intercettazioni e indiscrezioni che esce dalle carte agli atti dell'inchiesta dei pm di Milano, Napoli e Reggio Calabria sulla gestione "opaca" delle casse della Lega Nord, opera dell'ex tesoriere Francesco Belsito. Per i pm, I fondi venivano usati per pagare le spese della famiglia Bossi e non solo.
I molti sapevano. Dalle carte emerge che all'interno della Lega, dopo la scoperta delle operazioni con i fondi esteri in Tanzania, Cipro e Norvegia, erano sorte diatribe interne relative alla possibilità di estromettere Belsito. E proprio in questa fase, «è emerso un quadro di complicità - si legge negli atti - tra Belsito e Nadia Dagrada (..), e di altri soggetti della segreteria, tutti a conoscenza delle elargizioni che andavano avanti da anni, non solo a favore di Umberto Bossi e dei suoi familiari, come «pagamenti di decine di fatture per le spese della famiglia, ristrutturazioni, auto, cellulari, schede telefoniche, dentista» e altro, ma anche a favore di Rosi Mauro e del Sindacato Padano, della scuola "Bosina" di Varese fondata dalla moglie del Senatur, Manuela Marrone, ma anche al senatore Roberto Calderoli. «A conoscenza delle varie operazioni è anche Daniela Cantamessa (...) della segreteria particolare di Umberto Bossi». E che in molti sapessero, secondo gli investigatori, è testimoniato da «eloquenti, precise e circostanziate (...) decine di telefonate» tra l'ex tesoriere e la responsabile amministrativo contabile di via Bellerio. Eccone alcune.
«Io stessa avevo avvisato Bossi delle irregolarità» commesse da Belsito. È quanto ha detto ai pm di Milano e Napoli Daniela Cantamessa, segretaria particolare del leader della Lega dal 2005. Nell'interrogatorio di due giorni fa la donna sottolinea anche di aver detto a Bossi che Rosy Mauro «era un pericolo Rosy Mauro era un pericolo sia politicamente e sia per i suoi rapporti con la famiglia Bossi».
Soldi in nero. Sarebbero entrati dei soldi anche "in nero", nelle casse del Carroccio. A rivelarlo è stata la segretaria amministrativa del Carroccio, Nadia Dagrada ai pm di Milano e di Napoli, che l'hanno interrogata come testimone il 3 aprile, confermando il contenuto di alcune intercettazioni. «Castelli - spiega la segretaria - stava insistendo, anche con me, per vedere i conti del partito e quindi io consiglio a Belsito di riferire al capo Umberto Bossi, vista la consistenza delle spese sostenute per la famiglia Bossi, di non permettere a Castelli di fare questi controlli e che quindi per poter continuare a pagare le spese della famiglia bisognava fare ricorso al "nero", cioè ad incassare liquidità senza registrazione contabile alcuna, così come ha fatto in passato Balocchi quando è andato all'ufficio di Bossi ed è uscito subito dopo con delle mazzette con 20 milioni di lire dicendomi di non registrarli e di metterli in cassaforte perchè ci avrebbe pensato lui. Sapevo che circolava del "nero" nella Lega ma io ho visto personalmente solo questa operazione».
La malattia di Bossi e l'inizio della fine. Dagrada confessa anche che «la situazione è precipitata dopo la malattia del segretario federale Umberto Bossi. Dopo il 2003 c'è stato l'inizio della fine: si è cominciato con il primo errore, consistito nel fare un contratto di consulenza a Bruxelles a Riccardo Bossi, se non ricordo male da parte dell'onorevole Speroni. Dopodiché si sono cominciate a pagare, sempre con i soldi provenienti dal finanziamento pubblico, una serie di spese personali a vantaggio di Riccardo Bossi e degli altri familiari. In particolare, con i soldi della Lega venivano pagati i conti personali di Riccardo Bossi, per migliaia di euro, e degli altri familiari, come per esempio i conti dei medici sia per le cure dell'onorevole Bossi sia dei suoi figli. A tal riguardo mi risulta che Belsito paghi con i soldi della Lega tali conti».
Belsito e gli investimenti in Tanzania. Per effettuare l'operazione dei 7 milioni di euro per l'investimento in Tanzania con i fondi della Lega l'ex tesoriere Belsito «avrebbe modificato cancellando il rigo della delibera» della Lega nella parte in cui si specificava che lo stesso Belsito aveva «un'autonomia di firma per le operazioni finanziarie sino a 150mila euro». Questa "falsificazione" per «poter impartire alla banca disposizioni per effettuare l'operazione» emerge dagli atti dell'inchiesta ed è stata anche confermata da Nadia Dagrada.
La laurea di Renzo e quella di Rosy Mauro. Sempre dalle dichiarazioni di Dagrada, con i soldi della Lega Nord sono state pagate anche le rate scolastiche e per il conseguimento della laurea per Renzo Bossi, per Rosy Mauro, vicepresidente del Senato, e per il suo compagno. «Belsito mi ha riferito che sono stati dati soldi in contanti a Pier Moscagiuro, compagno di Rosy Mauro affinché pagasse le rate per le spese della scuola privata per conseguire il diploma, la laurea, credo ottenuti entrambi in Svizzera. Inoltre Belsito mi ha detto anche di aver pagato le rate per il diploma e poi la laurea della stessa Rosy Mauro pagando con i soldi della Lega. Per quanto riferitomi da Belsito - i titoli di studio sono costati circa 120mila euro prelevati dalle casse della Lega -. Credo che i titoli siano stati conseguiti in Svizzera. Inoltre anche Renzo Bossi dal 2010 sta prendendo una laurea all'Università privata di Londra. E chiaramente le spese sono tutte a carico della Lega, anche qui credo che il costo sia sui 130mila euro».
La replica. «Non sono solita commentare le notizie di stampa che spesso riguardano la mia persona. Ma mi trovo costretta a ribattere alle porcherie che i giornali si stanno inventando, per salvaguardare il bene più prezioso, il Sindacato, che ho creato con enormi sacrifici», replica in una nota la vicepresidente del Senato e fondatrice e segretario del Sinpa, il Sindacato padano, che «nega ogni addebito» e respinge ogni ipotesi di dimissioni.
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