I nostri banchetti nei mercati

Stadio:
Sabato 1, 8, 15, 22, 29 ottobre dalle 9.30 alle 12.30
Saval:
Venerdì 14 e 21 dalle 10.00 alle 12.00

domenica 1 aprile 2012

Territorio devastato e boom finito: così si risvegliò il Veneto

Le amministrazione comunali, pressate da esigenze sempre più vaste verso cittadini poco disposti a pagare per quel che chiedono e da trasferimenti statali progressivamente condizionati dalle penose condizioni della finanza statale, sono divenute promotrici della devastazione del territorio anziché regolatrici dell’ordinato sviluppo. Le conseguenze sono già visibili, ma si manifesteranno negli anni in forme meno immediatamente evidenti ma più perniciose, con i disastri ambientali piccoli e grandi e i connessi oneri gestionali. Il quadro non sarebbe completo se non si ricordassero quei provvedimenti che sono rimasti nell’immaginario popolare come Leggi Tremonti. Una corsa ansiosa a spendere prima che l’agevolazione terminasse ha riempito il Veneto di edifici inutili ed orribili dettati non dalla logica economica, ma dal risparmio fiscale e dal contemporaneo interesse alla devastazione territoriale che è stato ingenerato nei comuni.

Una dissipazione di territorio e di ricchezza fiscalmente agevolata che ha trattato gli investimenti in tecnologia allo stesso modo dei precompressi buttati su alla rinfusa. Naturalmente, una generazione di amministratori irresponsabile non sarebbe stata sufficiente se non si fosse accompagnata all’avidità senza limiti di una coeva generazione di speculatori i quali, a dispetto dell’etimologia della parola, non hanno mai guardato più in là del loro naso. L’espansione edilizia del Veneto ha avuto negli anni tre potenti motori: la crescita economica - con l’urbanizzazione cui si è accompagnata -, la crescita demografica, generata soprattutto dall’immigrazione e il “nero”. Sono tre elementi che potrebbero mancare ancora a lungo: crescita economica ed immigrazione vanno ormai di pari passo e si condizionano l’un l’altra nel mentre il “nero” è merce sempre più rara anche in quei settori dove per molti anni è stato endemico.

Alcune banche sono state un ulteriore elemento decisivo: un finanziamento generoso di qualsiasi iniziativa immobiliare con leve un tempo inimmaginabili. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: in moltissimi comuni del veneto vi è un appartamento nuovo in vendita ogni dieci o poco più abitanti e quindi solo uno sviluppo demografico di proporzioni bibliche potrebbe ridare un senso a quegli investimenti; diversamente ci si dovrà rendere conto che si sono perduti per sempre i denari. La quantità di immobili industriali inutilizzati è sempre maggiore. Le banche continuano a cullarsi nell’idea che i crediti ipotecari siano sempre recuperabili, ma la realtà è che per molti immobili non vi è mercato e l’effetto è che la liquidità delle banche viene ad essere assorbita da incagli e sofferenze quando si ha il coraggio di classificarli per tali. Quel che rimane di questi anni è un territorio devastato, molti oneri che inevitabilmente diverranno concreti e tanta ricchezza dissipata per un’edilizia che non servirà a nessuno.

da "Mala gestio: perché i veneti stanno tornando poveri" di Massimo Malvestio-edito da Nordest Europa e Marsilio.

Nessun commento: