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martedì 14 ottobre 2008

Pestaggio a Saval

Aggressione al Saval con calci alla testa sferrati con violenza e cattiveria, quasi non si trattasse della testa di un ragazzo ma di una palla da football. È riuscito ad evitare il peggio perchè si è protetto con le mani, l’unica forma di difesa contro il «branco».
Pugni in faccia che gli hanno spaccato un labbro. Spintoni e minacce. La vittima è un ragazzo di appena sedici anni e la sua ragazza poco più piccola di lui. Gli aggressori, tutti veronesi, di anni ne hanno qualcuno in più. Lo scenario è un quartiere periferico, il Saval. Che il pestaggio non sia trasformato in un dramma come accadde al trentenne di Santa Maria di Negrar ucciso a Porta Leoni da altri ragazzi è un caso.
Sandro (il nome è di fantasia) la testa è riuscito a riparasela con le mani e le braccia, al punto che quando suo padre lo ha portato al pronto soccorso hanno dovuto immobilizzargli anche un dito. Gli è stato suturato il labbro inferiore, steccato un dito del piede, dovrà portare per qualche giorno un collarino e il tutto si traduce in una prognosi di 10 giorni.
Tutto questo perchè è stato accusato di aver fatto un gestaccio, calci e pugni per «insegnargli» a portare rispetto. L’aggressione è avvenuta martedì alle 18.30 nel garage del condominio dove abita, Sandro e la sua ragazza stavano parcheggiando i motorini, volevano salire in casa per finire di studiare e magari dopo guardare un film. Entrambi provengono da famiglie semplici, educati al rispetto dei valori che contano, che possono sembrare impopolari. Per questo quando Sandro si è sentito dire dai tre, forse quattro o cinque, coetanei che doveva portare rispetto e abbassare lo sguardo quando li incontrava ha reagito ridendo: non aveva senso quella minaccia perchè non aveva mancato di rispetto a nessuno di loro. La punizione sono stati i calci.
«Non li aveva nemmeno visti arrivare», raccontano i genitori di Sandro, «si è sentito accusare di avere fatto dei gesti maleducati. Si è sentito chiedere se era gay e tante altre cattiverie e assurdità che non stanno ne in cielo ne in terra. Ringraziamo solo Dio che non è capitato il peggio». La mamma a stento trattiene le lacrime, il papà è davvero arrabbiato. Hanno anche un altro figlio, più piccolo e ora si domandano se questo quartiere è sicuro. «Abbiamo abitato in via XX settembre e cose del genere non erano mai successe», assicurano, «ora siamo preoccupati ogni volta che il nostro ragazzo scende in garage o va a scuola. Non è giusto che per pochi altri debbano vivere male». Anche la mamma della fidanzatina non si da pace, anche perché teme ancora per l’incolumità della figlia. «È spesso a casa del suo ragazzo e devo ammettere che mi rasserena sapere dov’è tanto più che la mamma di lui è una persona attenta e sempre presente», spiega, «ma da quel pomeriggio non dormo più. Nella confusione del momento è certa di avere visto in mezzo al gruppo anche un adulto, lo avevo scambiato per un condomino. E questo dettaglio mi inquieta davvero tanto».
Ma quel che emerge è che non si sarebbe trattato di un fatto isolato: nel quartiere corre voce che un gruppo di ragazzi che solitamente si trova nella piazzetta del centro commerciale se la prende con gli anziani, spingono a terra le signore e fanno gestacci alle persone in difficoltà. Ci sarebbero stati anche altre aggressioni e furti, soprattutto lungo la pista ciclabile che porta a Chievo, non ci vanno per correre ma sfrecciano in motorino. Un fatto grave si era verificato a marzo quando una quarantenne impiegata venne aggredita senza motivo sotto casa e colpita con una mazza alla testa: le ferite erano profonde e furono necessari diversi punti di sutura. «Non vogliamo vivere con l’ansia che questi ragazzi possano ancora una volta fare del male ai nostri figli». E la speranza dei genitori è che le forze dell’ordine intervengano in fretta, che li fermino.

L’esecutivo del Partito Democratico esprime tutta la propria preoccupazione per l’ennesimo atto di violenza avvenuto nella città di Verona e che ha avuto per protagonisti bande giovanili.
«Il fatto accaduto al Saval la scorsa settimana», si sostiene in una nota, «ci mostra un territorio in cui due giovani non possono rientrare a casa incolumi, persino in pieno pomeriggio. L’efferatezza delle azioni e la vigliaccheria di chi scatena la sua violenza, forte della protezione del branco, sono in continuo e preoccupante aumento a Verona».
Secondo il Pd, «il clima di scontro determinato dalla destra e da Tosi non solo non ha determinato maggiore sicurezza reale, ma ha addirittura scatenato l’aggressività e l’intolleranza di pericolosi estremisti. Da tempo il Pd denuncia, per voce del proprio circolo locale, l’abbandono del quartiere Saval da parte dell’amministrazione comunale».
Si ricorda che da oltre un mese è depositata nella segreteria del sindaco un’interrogazione di un consigliere di circoscrizione che, manifestando un diffuso senso d’insicurezza raccolto sul territorio, chiede con che frequenza avvenga il pattugliamento da parte della polizia municipale.
«Ad oggi», dicono, «tale richiesta non ha ricevuto risposta, ma cosa ancora più grave quelle sensazioni si sono, ancora una volta, tradotte in fatti di cronaca. Da quando Tosi è divenuto sindaco», continuna la nota, «abbiamo visto accadere: il pestaggio dei paracadutisti in centro, ripetuti tentativi di violenza carnale in pieno giorno, frequenti risse presso locali serali, poi culminate nel drammatico omicidio di Nicola Tommasoli, con grande sgomento dell’intera comunità. La ricetta sulla sicurezza proposta dall’amministrazione Tosi ancora una volta si è rivelata fallimentare ed è efficace solo per farsi pubblicità ingannevole sui media nazionali».



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