Non ho preso finora posizione sul caso Englaro per rispetto alle diverse sensibilità presenti nei dirigenti ed elettori del PD e per rispetto del lavoro portato avanti dal gruppo del Senato, nella ricerca, in gran parte riuscita, di offrire al Paese soluzioni che in una materia così delicata contribuiscano a creare una coscienza condivisa e non ad arruolare in guerre ideologiche o religiose.
Il Paese ha bisogno di una classe politica capace di costruire le ragioni di una pace civile, a maggior ragione in materie che toccano così da vicino le coscienze individuali. C’è bisogno, in queste materie, di leggi che vengano sentite tali da tutti gli italiani, non di manifesti ideologici.
Le ultime scelte del Governo vanno oltre le scelte di merito. Si sta esercitando attorno al povero corpo di una donna un macabro esercizio senza pietà e senza rispetto della dignità umana. Un corpo, una persona che meriterebbe rispetto diventa l’oggetto di un puro gioco di potere. Come per distrarre l’opinione pubblica dalla difficile situazione del Paese, dai fallimenti dell’azione del governo, come per accreditarsi campioni della morale essendo protagonisti di comportamenti immorali.
Chi crede che nell’azione del Governo sia in gioco la difesa della dignità della vita umana pensi che quello stesso Governo, il giorno prima, ha fatto approvare una norma che impedirà ad una donna che già vive il peso della clandestinità di poter pensare ad una maternità accedendo alle cure sanitarie: non potrà garantire al suo bambino un parto assistito, non potrà curarlo. È questa la difesa della vita?
Le offensive e vergognose parole del presidente del Consiglio devono suscitare disprezzo in ogni donna ed ogni uomo che conservi un barlume di coscienza. “Eluana potrebbe avere un bambino”. Chi, come, quando? Non c’è rispetto per la persona, per la famiglia, per le migliaia di famiglie italiane che accudiscono i propri cari in stato vegetativo senza alcun aiuto da parte dello Stato e che non hanno bisogno di queste bestialità.
Sono grato al Presidente della Repubblica perché ha difeso senza incertezze la nostra Costituzione. Anche questo è un valore importante. La democrazia non è un orpello retorico, ma è lo strumento necessario per la costruzione del bene comune. Il valore così grande della vita non è mai stato garantito nei regimi totalitari.
Faccio un appello a tutti, laici e credenti, perché non si scoraggino nel costruire soluzioni condivise di fronte a questioni tanto più grandi della banalità degli schieramenti politici e dei giochi quotidiani di potere.
Ai miei fratelli nella fede sento da privato cittadino il dovere di ricordare che dobbiamo sentirci segnati dalla croce e non crociati. Perciò segnati dall’amore, dalla pietà e dalla carità e non dalla violenza ideologica.
Paolo Giaretta
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