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lunedì 25 gennaio 2010
GIUSEPPE BORTOLUSSI, candidato Pd. «Missione impossibile? No, decideranno i cattolici» (da L'Arena)
Meno di 24 ore dopo il sofferto responso delle urne targate Pd, Giuseppe Bortolussi torna sul luogo del delitto, in quella Torri di Quartesolo che ha fatto da scenografia alla sfida con Laura Puppato. Le urne dell'esecutivo regionale dicono che è finita 39 a 29 per il segretario della Cgia di Mestre e assessore comunale a Venezia, che ieri era già al lavoro per dettagliare il piano di battaglia con Rosanna Filippin, segretario veneto dei democratici.
Giuseppe Bortolussi contro Luca Zaia: sembra una mission impossible. Lei che dice?
Dico che è molto difficile, ma non impossibile. Ho già sperimentato situazioni simili. Basti ricordare la tornata elettorale del 2005, quando Massimo Cacciari a Venezia in 15 giorni ricuperò circa 20 punti di distacco. Mi piacciono queste sfide: il contesto, in realtà, è molto più fluido di quello che sembra.
Come pensa di fare breccia in province e città che da tempo appaiono feudi del centrodestra, come Verona?
Vediamo cosa faranno i cattolici. La sfida è consistente, in ballo ci sono valori come la solidarietà. Questo è il momento di schierarsi e di prendere decisioni. O di qua o di là. Se decidi di consegnare il Veneto alla Lega nord, non puoi lamentarti se prima verranno i veneti e poi tutti gli altri. Il diritto e la legalità sono i principi irrinunciabili. Ma chi rispetta le regole e paga le tasse va trattato come un cittadino. I cattolici non possono far finta di niente, non possono esimersi dall’assumere una posizione. Anche i ceti medi veneti hanno una grande occasione per dire la loro. E poi si avverte un grande mal di pancia dentro il Pdl, che sta vivendo un forte malessere. Sapendo sfruttare questa situazione, parlando alla testa di veneti, la partita non è persa. Udc o non Udc.
Il treno della trattativa con l’Udc di Antonio De Poli è definitivamente perso?
Io direi di riprovarci, anche se è chiaro che ci sono ragioni di convenienza e aritmetica elettorale che fanno pensare che l’Udc farà corsa solitaria. Stiamo parlando di un’alleanza che mi darebbe molta forza e maggiori possibilità. Tuttavia, vale la pena di ricordare che se l’Udc raccoglierà molti voti, andrà a togliere consenso al centrodestra, non a noi. Può aiutarci anche se andiamo divisi.
C’è chi sostiene la necessità di dialogare a sinistra. Non sarebbe un atto contro natura per il Bortolussi che ha sempre dialogato con gli imprenditori veneti?
Sono convinto che alcune idee possano essere condivise, non vedo perché escludere a priori forme di dialogo con possibili alleati.
Come ne esce il Pd da un voto interno che di fatto ha spaccato i vertici del partito? L’uomo che doveva unire finisce per dividere?
Ho apprezzato molto il metodo molto democratico impostato su una discussione franca e aperta, e sul voto segreto. Io sono personaggio scomodo: aprire a un esterno (perché non sono tesserato), anche se non estraneo (perché sono di area) ha richiesto coraggio. Con me si affronta la sfida in un modo diverso, senza guardare solo al mondo del lavoro dipendente, ma anche al mondo del lavoro autonomo. Molti lavoratori autonomi sono più precari dei lavoratori dipendenti. Aver allargato il proprio raggio d’azione al mondo delle imprese fa onore al Pd.
Il sistema delle piccole e medie imprese può superare la crisi?
La piccola impresa è una tecnologia produttiva vincente, come dimostra il tasso di disoccupazione, più basso qui che altrove, o l’export, che sta tenendo meglio qui che altrove. L’economia del Veneto è tra le più varie e più forte. Consideriamo il turismo, da quello culturale d’élite a quello di montagna con Cortina e l’Altopiano di Asiago, da quello balneare al lago di Garda, da quello religioso a quello sanitario-termale.
La sanità è uno dei settori in cui più è impegnato un governo regionale. Cosa va cambiato?
Dieci anni di gestione leghista della sanità non hanno risolto problemi gravi come la riduzione dei tempi di attesa. Il tempo è anche il problema del sistema dei trasporti: i pendolari non pensano certo che finora sia stato attuato il miracolo. Serve un’azione precisa sui trasporti e sulla sanità, anche riconoscendo che non è stato fatto tutto male. Sia io che Zaia dobbiamo sfidare soprattutto Galan, il vero convitato di pietra di questa partita. Galan è stato un buon presidente, su alcuni temi si può fare meglio.
Il ritorno del nucleare in Italia: lei è tra i sostenitori di questa scommessa che potrebbe interessare anche il Veneto?
Non escludo a priori che nel paniere delle fonti di produzione di energia ci sia anche il nucleare. Prima, però, valorizziamo l’energia rinnovabile. Penso alle piccole centrali idroelettriche dismesse: se venissero riattivate, il Veneto sarebbe in grado di esportare energia. È vergognoso che non riusciamo a esportare energia con le risorse che abbiamo. A Verona si coltiva l’ulivo: sarebbe sufficiente avviare un piano di sviluppo dell’energia solare, come avviene in Germania.
Verona è un territorio ad alta concentrazione infrastrutturale, al centro dei grandi collegamenti tra nord e sud e tra est e ovest. Non è ancora stato risolto, però, il nodo dell’Alta Velocità nella tratta Verona-Vicenza. Qual è la sua ricetta?
Sulle infrastrutture siamo in grave ritardo e rischiamo di ripetere i soliti errori, finendo per imporre le scelte calate dall’alto. Con i cittadini, invece, bisogna misurarsi, parlare, confrontarsi, spiegare quali sono le soluzioni per ridurre l’impatto ambientale e sul territorio. Molte opere sarebbero migliori se venisse coinvolta la popolazione.
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